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The postman's white nights, A. Konchaloskij, 2014, F.V, in concorso. Chiudiamo la parentesi del giovane cinema europeo dopo aver rischiato danni da asfissia e prendiamoci una boccata di ossigeno. Film scarno ed essenziale, neorealismo sovietico. Un villaggio sperduto del nord, attori i suoi abitanti, tranne il protagonista e alcune comparse che troviamo in città, la direttrice delle poste, il generale, il colonnello. L'inizio con le foto di famigliari e amici introduce perfettamente il tema, la nostalgia per un passato che avrebbe potuto essere l'incipit per una vita diversa e la solitudine di tutti, dispersi in uno spazio sterminato, inidoneo a contenere l'angoscia esistenziale. E la depressione è un gatto grigio che ci guarda dalla finestra, che ci pesa sullo stomaco e ci accompagna nella scuola dell'infanzia ora devastata. In quella landa desolata dove tutti son dediti alla vodka, l'unico compagno astemio non può essere che un bambino, figlio di una ex compag
 Nuevo orden, , Michel Franco, Messico, 2021, Leone d'argento Festival di Venezia, Gran premio giuria. Violenza trasversale, interclassista. Borghesia rinchiusa nei suoi riti autocelebrativi, spietatamente sorda e indifferente davanti alla disperazione. Mattanza gratuita dei rivoltosi, che risolvono la rabbia sociale in arcaica ritualità sanguinaria fine a se stessa. Rappresentanti del potere politico corrotti e collusi, i veri mandanti del crimine che occultano i loro misfatti col rito di un'impiccagione pubblica e collettiva che sia di monito a chiunque osi opporvisi. Ogni classe ha i suoi carnefici, ma anche i suoi martiri. Marianne, la borghese più umana e sensibile alle altrui miserie, sfuggita per caso alla strage, verrà torturata e infine  trucidata. Peggior sorte rispetto ai suoi ospiti morti sul colpo. Christian, l'autista che aiuta la sposa a nascondersi e sua madre, la fedele cameriera che, a differenza degli altri servitori, non ha partecipato al saccheggio e al
 Discards, Jshaan Ghose, India, 2021, Torino FF. Un pugno allo stomaco. Si lavora allo smaltimento poi si scala quel putridume alla ricerca di oggetti da riciclare, anche cibo da consumare, barbecue con le carogne di cavallo o cacciando i cinghiali che si aggirano a frotte. Macchina a mano osserva sguardi fissi in basso, alla ricerca di sostentamento e in alto a contemplare aeroplani, corvi e gabbiani. La libertà, a cui però con un gesto reiterato, mirano. Mimando con le mani o con oggetti di fortuna, si spara sempre in alto, verso chi può tagliare la corda nel livido cielo di Calcutta. Eppure i riti di adolescenza sono sempre gli stessi, ci si diverte a bullizzare, si improvvisano rap e street music. Prove di normalità. E talvolta si scende la montagna e si scorazza in città, con skateboard di fortuna. Corrono voci che la discarica sarà bonificata e riqualificata in parco. E li la tragedia si fa più fosca. Sì, perché in questo caso il progresso ha un taglio peggiorativo, per chi era r
 It snows in Benidorm, Isabel Coixet,  Spagna,GB, 2020, Torino F.F. Commedia dal buon ritmo ed ottima interpretazione di Timoty Spall. una maschera dallo sguardo stranito che, grazie ad un pensionamento anticipato e subito, passa da una banca della city londinese all'infernale brulichio di grattacieli standardizzati di Benidorm, non Dubai ed Emirati, ma Costa Blanca, Spagna. Una vita vecchia sempre uguale a se stessa, scandita da istanti rigidamente programmati, in una solitudine domestica asfittica ed ossessiva e in un isolamento lavorativo da cui emerge la sua diversità. Unico interesse il meteo "Il tempo è un modo per sentire che sta per accadere qualcosa". E molto accadrà, forse troppo per la meticolosa ed anonima ripetitività su cui poggia la sua quotidianità. Ma nel tempo vissuto. Il meteo non lo sorprenderà, nessun sovvertimento delle previsioni, nessuna neve a Benidorm, se non capovolgendo la sfera che gli verrà donata.  Perora la causa di un prestito a disperati,
 El planeta, Amalia Ulman, Argentina, Sundance Film Festival, Torino film Festival, 2021. Film intenso, dove desolazione planetaria, isolamento e desertificazione relazionale non abbandonano mai lo sfondo. In primo piano è l'innocenza delle protagoniste, due bimbe mai cresciute che giocano in continuazione, tra di loro e col mondo a sembrare quelle che non sono, a mostrarsi adulte e responsabili. Unici attimi di consapevolezza emergono nel pianto di Leo, la figlia, e nella telefonata di Maria, la madre non si sa bene a chi. Cosmico ed universale è il precipitare in un declino senza speranza:  Gijon città deserta con anziani invalidi che vagano come zombies, serrande chiuse, cartelli immobiliari, vetrine e ristoranti stile anni "60, in una ipnotica commistione tra retrò e post finis mundi. Molto originale e personale è il modo con cui le due tentano di rimuovere indigenza e precarietà e davanti a un frigo vuoto, se ne vagano per le vie deserte, a braccetto e si muovono in un pa
 Le bruit des moteurs, Philippe Gregoire. Canada, 2021. Torino film festival. in concorso. I doganieri, fino ad ora sorveglianti e controllori della frontiera canadese, si armano e dunque si allenano al poligono. Un salto di qualità. Convinti o perplessi, che altro resta da fare in quella landa desolata per accedere ad un posto fisso? Dogana, autodromo o industria di naftalina, il resto è terra nera e fertile che gli avi hanno smesso di coltivare. E chi è l'istruttore di tiro? Alexandre, il più disorganico al sistema e il più irriducibile all'obbedienza, retaggio atavico di ascendenze gloriose nell'irredentismo anti invasori inglesi tumulati in terra sconsacrata. E' chiaro che debba essere espulso e la decisione viene comunicata da una supervisora che esplicita senza reticenze inviti a partecipare a menage a trois con il di lei consorte. Il pretesto è fornito dalla sua  attività sessuale ritenuta eccessiva all'interno del college che ospita procaci e consenzienti do
 Le monde après nous, Louda Ben Salah-Cazanas, Francia. Fuori concorso Torino film festival. Amo gli autori che ti  prendono per mano e ti accompagnano lungo una storia e dentro i personaggi con un linguaggio di verità, inteso come rigoroso e compatto utilizzo di tutti gli strumenti a disposizione, montaggio, fotografia, musica , rumori, dettagli, inquadrature e quanto altro siano coerentemente tesi  a compiere quel miracolo di abbracciare, quasi tuo malgrado e con tutte le ineludibili resistenze, il  punto di vista del regista. Un film riuscito è per me quello in cui gli sguardi e le rispettive weltanschauung sulla storia, quella del regista e la tua, vadano a coincidere perfettamente, a testimonianza che alla base del film era un'urgenza diegetica a cui fosse impossibile resistere e che anche i più infimi dettagli fossero concordemente e rigorosamente finalizzati a realizzare questa visita guidata, che interagisce con le tue certezze e magari ti forza e ti provoca, ma inevitabilm