Le monde après nous, Louda Ben Salah-Cazanas, Francia. Fuori concorso Torino film festival.

Amo gli autori che ti  prendono per mano e ti accompagnano lungo una storia e dentro i personaggi con un linguaggio di verità, inteso come rigoroso e compatto utilizzo di tutti gli strumenti a disposizione, montaggio, fotografia, musica , rumori, dettagli, inquadrature e quanto altro siano coerentemente tesi  a compiere quel miracolo di abbracciare, quasi tuo malgrado e con tutte le ineludibili resistenze, il  punto di vista del regista. Un film riuscito è per me quello in cui gli sguardi e le rispettive weltanschauung sulla storia, quella del regista e la tua, vadano a coincidere perfettamente, a testimonianza che alla base del film era un'urgenza diegetica a cui fosse impossibile resistere e che anche i più infimi dettagli fossero concordemente e rigorosamente finalizzati a realizzare questa visita guidata, che interagisce con le tue certezze e magari ti forza e ti provoca, ma inevitabilmente ti modifica per cui alla fine, non sarai più lo stesso di prima. Ma per realizzare  questo miracolo bisogna aver qualcosa da dire. Sfilacciato è il mio commento lapidario quando alla fine la visione lascia il tempo che trova, peggio se ti rammarichi per il tempo perso o se  ti ritieni defraudato perchè si sa, il senso estetico, che aspira alla purezza, si contamina facilmente.

Non solo il protagonista ha ambizioni letterarie, purtroppo anche il regista, con le riflessioni fuori campo che fanno il verso a tanta autorialità d'oltralpe, da Godard e Truffaut a Straube-Huillet, maestri di univoca compattezza e quindi di ineguagliabile poesia. Qui tutto è estemporaneo. Lui si arrabatta tra un taccheggio, fa prove di cascadeur per truffare le assicurazioni, ruba sul lavoro ma non lo cacciano perchè è "un gran venditore".  La storia d'amore poi ha virate inesplicabili, la convivenza non funziona e non si capisce perché, calo della libido di lui, crisi di gelosia di lei, chissà.  Elisa prima lo caccia e poi se ne torna suo padre in provincia ma appena apprende che il padre di lui è morto, ritorna e si sposano. Confesso che quando  Labidi annuncia il matrimonio ad Aleksei, forse il personaggio più interessante, penso ad uno scherzo ai danni dell'amico. Purtroppo la scena successiva si apre sulla cerimonia nuziale punteggiata dai commenti dell'officiante, con effetto comico. Ma dove sta l'interessante originalità degli sposi? Nell'essere lui scrittore di padre francese e di madre nordafricana,  lei studentessa figlia di separati o nel non avere entrambi pensato a portare l'anello con cui suggellare il sogno d'amore? L'apogeo si raggiunge con la scena finale, pubblicazione del libro con, ca va sans dire, dedica finale.

E' noto a tutti che quando precarietà e marginalità si normalizzano, il successo è assicurato, in pompa magna.

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